Fra i tantissimi siti Archeologici che è possibile visitare in Calabria, ve ne se sono alcuni che testimoniano come nell’antichità questa Regione, rappresentasse il “cuore del Mediterraneo”, punto di snodo e centro nevralgico per i commerci, per gli spostamenti di molti popoli, ma anche luogo nel quale restare, lasciando segni tangibili della propria presenza nel patrimonio culturale e storico! Non solo Magna Grecia in Calabria quindi, ma anche Achei, Micenei, Brettii, romani, Arabi od Ebrei come testimonia la sinagoga risalente al quarto secolo dopo Cristo, presente nel Parco Archeologico di ArcheoDeri a Bova Marina, divenuta il capisaldo per la ricostruzione della presenza judaica in questa regione, ma anche lo spunto per la realizzazione di veri e propri itinerari ebraici in Calabria.
Se poi a raccontarci tutto questo è un Archeologo di fama come Francesco Cuteri, “l’archeologo scalzo” che fra l’altro ha il merito di aver scoperto la “Sala dei Draghi, dei Delfini e dell’Ippocampo” in quello che ora è divenuto il Museo e Parco archeologico di Monasterace Marina, potrete ben comprendere come il suo “racconto”, intessuto di pura poesia e amore per questa terra, si presti a riflessioni che vanno ben oltre la descrizione del sito di ArcheoDeri a Bova Marina o della stessa presenza giudaica in Calabria!
Panorami da Bova – La bellezza e la Storia che si incontrano
foto by @Francesco Cuteri
Gli Itinerari ebraici in Calabria raccontati da
Francesco Cuteri
Il Parco Archeologico di Archeoderi e l’antica Sinagoga di Bova Marina:
Testimonianze storiche ed archeologiche della presenza ebraica in Calabria, in un luogo simbolo dell’antica coesistenza tra culture!
La presenza ebraica a Reggio Calabria e provincia fra Storia e leggende!
Mentre penso ai possibili itinerari ebraici in Calabria, mi vengono in mente i tanti scritti dell’amico Cesare Colafemmina, da qualche tempo scomparso, che a questo tema ha dedicato studi approfonditi ed anche delicate pagine di divulgazione.
Fra le cose che mi hanno più colpito, il primo posto è occupato dal ricordo di un racconto antico. Un racconto che prende forma nella Bibbia quando Isacco, ormai vecchio e cieco, benedice Giacobbe al posto del primogenito Esaù.
Giacobbe, su suggerimento della madre, aveva ricevuto la benedizione con l’inganno, vestendosi di pelli e facendosi scambiare per l’irsuto fratello. Così, quando Esaù si presentò dal padre per ricevere il riconoscimento, Isacco rispose che ormai tutto era stato donato al fratello minore.
Il pianto copioso di Esaù accompagnò la richiesta di ricevere comunque la benedizione ed un antico commento ricorda che il fratello Giacobbe acconsentì pronunciando queste parole: “Tu avrai in eredità una terra grassa e feconda, e questa terra si chiama Italyah shel Yavan: Italia di Grecia.”
Esaù aveva dunque ricevuto in dono dal fratello la Magna Grecia, quella parte d’Italia, dove i Greci avrebbero trovato casa.
Questo racconto, insieme ad altri, ci fa comprendere l’importanza che la nostra terra ha da sempre avuto per il popolo ebraico e dunque perché vi siano tante tracce di questa intensa frequentazione.
Itinerari ebraici in Calabria:
Testimonianze archeologiche a Bova Marina
Fra le testimonianze più antiche della presenza giudaica in Calabria, oltre alla piccola lastra di marmo rinvenuta a Reggio, che si data al IV sec. d.C. e che reca la scritta “Sinagoga dei Giudei”, spicca la struttura rinvenuta in località San Pasquale, presso Bova Marina (RC), durante i lavori di ampliamento della sede stradale della 106.
Le ricerche archeologiche, condotte negli anni ’80 del XX secolo, e in particolare fra il 1983 ed il 1987, si sono rivelate di straordinario interesse per la scoperta di una sinagoga di età tardo imperiale, identificata solo in seguito al rinvenimento di una pavimentazione a mosaici, in particolare di uno specifico motivo decorativo: la menorah, il candelabro a sette bracci.
Due splendide immagini dei ritrovamenti nel parco di ArcheoDeri a Bova Marina –
Foto di @Francesco Cuteri
L’insediamento, che in origine era una villa, svolse nel tempo anche la funzione di stazione di sosta lungo l’importante via che da Reggio conduceva a Taranto.
La costruzione del complesso è stata riferita al pieno IV secolo, quando una comunità ebraica si stabilì ai margini di una villa, sorta nel II secolo. Le dimensioni e l’articolazione della sinagoga dimostrano che fin dalle origini la comunità ebraica dovette essere numerosa.
Nella sinagoga, nonostante le difficoltà di lettura per via del fatto che le murature si sono conservate solo a livello di fondazione, sono state identificate due fasi edilizie.
Il primo nucleo è caratterizzato dalla presenza di un monumentale edificio i cui ambienti principali si trovano inscritti in un quadrato, quasi regolare, con lati di metri 13, 50 per 14, 50.
Le strutture dispongono l’aula della preghiera verso Gerusalemme, secondo una pratica caratterizzante tutte le costruzioni edificate dopo al 70 d.C., anno che riporta alla distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dell’imperatore Tito ed all’inizio della nota diaspora.
Il nucleo principale della sinagoga è suddiviso in cinque vani organizzati tra loro in rapporto gerarchico. I tre vani posti a sud sono stati interpretati come la sede della scuola o come ambienti in cui, in occasione di alcune festività, si consumavano i pasti in comune.
Adiacente a questi, lungo il lato nord, troviamo un grande ambiente aperto affiancato ad oriente dall’aula della preghiera. Questa era pavimentata con un mosaico disposto in sedici riquadri e decorato secondo i canoni dei mosaici di età tardo imperiale.
Lungo il perimetro del mosaico troviamo una riquadratura composta da foglie e frutti e all’interno una doppia treccia che definisce riquadri, con rappresentazioni del “Nodo di Salomone” e della menorah, il candelabro ebraico con sette bracci costituiti da melograni inseriti in un ramo che si dipartono dallo stelo centrale.
Questa menorah, come previsto dalla Torah, si rifà all’ortodossia più rigida e mostra dei rami al posto dei bracci. Ai lati del candelabro sono posti, a destra, il ramo di palme (lulab) con il cedro (ethrog) e a sinistra il corno d’ariete (shofar).
Dal punto di vista decorativo, il mosaico di Bova riprende chiaramente i repertori iconografici in voga nel IV sec. d.C. nel nord dell’Africa e in particolare in Tunisia.
L’identificazione dell’aula di preghiera, conservata non in ottimo stato, fu possibile grazie all’aiuto offerto agli archeologi dall’allora Rabbino capo di Roma, Elio Toaff, e l’interpretazione venne sostenuta per la presenza, solo in quest’ambiente, della pavimentazione musiva, e di una nicchia semicircolare, dove in antico veniva riposta la Torah, i Rotoli della Legge del popolo ebraico.
La prima fase di vita della sinagoga durò fino agli inizi del VI secolo, quando il complesso subì un’importante trasformazione con la demolizione di tutte le strutture poste a sud delle due grandi aule quadrate, he rimasero invece in uso per scopi cultuali.
L’aula della preghiera subì importanti modifiche, con un prolungamento verso sud della parte d’ingresso laterale e la realizzazione di due piccoli vani quadrati. Quello più meridionale venne utilizzato come deposito e al suo interno sono stati rinvenuti moltissimi frammenti di anfore Keay LII che si datano fra il V e il VI secolo d.C.
Tre frammenti di anse appartenenti alla stessa tipologia, recanti però impresso il bollo raffigurante il candelabro ebraico (menorah), furono trovati in altri settori di scavo.
In merito alla presenza di questi bolli sono state avanzate più spiegazioni, e quella più accreditata porta a ritenere che queste anfore fossero contenitori di vino Kasher. Il bollo con la menorah, in buona sostanza, garantiva che il contenuto era un prodotto puro, consentito dalle 613 mitzvòt (precetti) dettate e discusse nella Torah.
Un’altra spiegazione ritiene che la menorah impressa sulle anfore si limiti a indicare, come un vero e proprio marchio di fabbrica, un prodotto realizzato dalla comunità ebraica.
In ogni caso, anfore simili, il più delle volte frammentarie, sono state ritrovate anche a Roma, Vibo Valentia e Scolacium (oggi Roccelletta di Borgia – CZ), segno della buona circolazione di un prodotto di qualità, “garantito”, della Calabria del tempo.
Del resto, è facile immaginare che i commercianti e gli imprenditori operanti nell’area della sinagoga di San Pasquale fossero in contatto con molte regioni dell’impero; ciò è confermato anche dalla presenza di anfore provenienti dalla Spagna, dal Medio Oriente e dall’Africa.
Un’ulteriore modifica della sinagoga rese più monumentale il prospetto orientale. Infatti, in asse con l’ingresso principale posto a occidente, venne costruita una piccola abside semicircolare destinata probabilmente a contenere i rotoli della Torah. Nell’angolo est dell’aula venne posto, con un parziale interramento, un grande dolio usato come contenitore dei sacri arredi (genizah), mentre la pavimentazione a mosaico venne integrata riprendendo il motivo del nodo di Salomone.
In un ambiente posto a ovest della Corte, in uso nel VI secolo, è stato rinvenuto, all’interno di una brocchetta, un tesoretto contenente 3079 monete di bronzo (metà IV-V sec. d.C.). Il gruzzolo rappresenta forse l’insieme delle elemosine raccolte nel corso delle cerimonie religiose.
La sinagoga subì una distruzione violenta tra il VI e il VII secolo e dopo l’area venne del tutto abbandonata. La sua fine, dunque, avvenuta intorno al 600 d.C., è da mettere forse in relazione con le incursioni longobarde già ricordate dalle lettere di papa Gregorio Magno.
All’esterno del complesso sono state individuate due aree di necropoli, con tombe di diversa tipologia da riferire quasi certamente alla sinagoga e dunque alla comunità ebraica qui vissuta.
I resti della sinagoga, conservati sotto un viadotto della variante della Strada Statale a Bova Marina, non sono d’immediata comprensione e ci si augura che quanto prima possano essere meglio valorizzati.
In ogni caso, all’interno del Museo, localizzato anch’esso nel Parco archeologico “Archeoderi”, una bella esposizione offre un racconto esauriente delle vicende storico archeologiche dell’insediamento.
I mosaici, le anfore con bollo ebraico, i resti della menorah, quelli della meridiana ed altro ancora, richiamano con forza lo straordinario valore della sinagoga di Bova Marina nel panorama delle antiche presenza ebraiche in Italia meridionale.
Dopo quella di Ostia, certamente più antica (I sec. d.C.), la sinagoga della Bovesìa è l’unica finora scoperta nel nostro paese.
Proprio lì, dove finisce l’Italia, inizia una storia straordinaria tutta da scoprire.
A completamento di quanto illustratoci dall’archeologo prof. Francesco Cuteri sugli itinerari ebraici in Calabria, occorre precisare che, se la Sinagoga scoperta a Bova Marina rappresenta la testimonianza più antica e importante della presenza ebraica in questa regione, non mancano in ogni caso testimonianze cosiddette minori in altre località calabresi come Rossano, Corigliano, Cosenza, Bisignano, Montalto, Tropea, Castrovillari, Nicotera, Reggio Calabria e in molte altre ancora.
Numerose e fiorenti giudecche sorgevano, infatti, in varie località Calabria e a tutt’oggi esistono nel centro storico di Reggio Calabria riscontri toponomastici, come il quartiere della Giudecca e la Via Aschenez.
E’ proprio nel quartiere della Giudecca che nel 1475 il tipografo Avrhaham ben Garton stampò la copia della prima Bibbia in ebraico, con il commento di uno dei grandi studiosi ebrei del Medioevo, Rabbi Shlomo Yitzhaqi.
La preziosissima stampa rilegata in cuoio, formata da 116 carte con titoli, fregi e dati impressi in oro, oggi è conservata presso la Biblioteca Palatina di Parma.
Ed è di questa storia che occorre non stancarsi mai di scriverne e parlarne, di raccontarla nelle sue mille sfumature, contestualizzando e mixando il paesaggio naturale e la caratteristica ospitalità calabrese, con le testimonianze archeologiche presenti sul suo territorio!
Perché ciò che era, lo si può leggere anche attraverso ciò che oggi i viaggiatori ed i turisti possono vivere con le proprie emozioni e vedere con i propri occhi.
Una “Storia nella storia” che diventa un “Viaggio nel viaggio” in una terra che è stata approdo di genti e popoli, terra di migrazione e nello stesso tempo, terra di grande accoglienza e integrazione, che sicuramente v’inviterà a riflettere.
Una Calabria ricca di caratteri mistici e profani che parla con il linguaggio di un territorio che parte dalle montagne aspre, selvagge e ricche di bio-diversità, e si apre sui suoi borghi verso il mare, i suoi orizzonti e va oltre, non disdegnando il riposo sulle sue belle spiagge situate sul versante ionico o su quello tirrenico.
Gli itinerari ebraici in Calabria sono anche un esempio di come la valorizzazione del grande patrimonio culturale, storico, archeologico e ambientale nativo, intrecciandosi con la vocazione di questi territori all’ospitalità e alla grande disponibilità di vere e proprie eccellenze enogastronomiche, può mettere a disposizione di turisti e dei viaggiatori l’opportunità di scoprire un turismo armonioso “a misura d’uomo e natura”, che sa stregare!
Lo dico sempre e lo dico anche adesso: “La Calabria è la terra del possibile e dell’impossibile.”
Non si viene in Calabria per cercare una bellezza generica, ma per cercare la Bellezza.
Bellezza che non è solo un elemento di esteriorità ma che ha una fortissima componente di interiorità.
Quello che offre la Calabria, albero antico e dalle radici profonde, ha però necessità, per essere pienamente apprezzato, di tempo, di lentezza, di vissuto quotidiano, di occhi collegati al cuore. L’anima, così, non avrà scampo. Saprà e potrà riconoscere i riflessi dell’Universo.
Al termine di questo articolo, non potevo che citare le splendide parole del prof. Francesco Cuteri per incitarvi a visitare la Calabria! Parole che sono nel contempo anche vere e proprie “istruzioni per l’uso” ai perché e ai come visitare questa regione!
Da ultimo voglio ringraziare con il cuore il Prof. Cuteri per aver condiviso i suoi saperi ed il suo pensiero, in questo articolo dedicato agli “Itinerari ebraici in Calabria “attraverso l’approfondimento sulla Sinagoga nel Parco Archeologico di ArcheoDeri a Bova Marina.
Per informazioni utili alla visita di questo sito archeologico e del suo Museo, cliccate qui.
Per chi volesse seguire i lavori che il Prof. Cuteri sta portando avanti nel campo dell’Archeologia in Calabria, può seguirlo suoi profili Social di Facebook, Instagram, Linkedin e sulla Fanpage Facebook “Casa Matta”!
Ovviamente il miglior modo è di leggere anche i suoi innumerevoli libri
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Al prossimo Spunto di Viaggio by Mimì!
E se volete rimanere in zona, non vi resta che visitare il vicino Borgo di Bova, borgo fra i più belli d’Italia
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[…] ArcheoDeri a Bova Marina (Reggio Calabria); […]
[…] microcosmo composto da sedici comuni, tra cui cinque (Condofuri, Roghudi, Roccaforte del Greco, Bova Marina e appunto Bova) rientranti nella più ristretta Area […]
Sono un calabrese, di ALBIDONA (CS), emigrato in argentina nel 1956. Con altri 4 paesani, abbiamo fondato IL CIRCOLO ALBIDONESE DI BUENOS AIRES nel 1989, dove funziona pure IL MUSEO DELL´EMIGRANTE ITALIANO – GEN. MARIANO BELGRANO. Nel nostro cuore c´ë sempre CALABRIA. e cerchiamo far conoscere a tutti li italiani ed argentini la nostra cultura e tutti i popoli che hanno attraversato la nostra regionre. Nel novembre scorso in conferenza ho parlato degli albanesi in italia e specialmente in calabria.
Stó preparando una conferenza per settembre prossimo intitolata GLI EBREI IN CALABRIA.
Vorrei avere, se possibile, un elenco dei paesi di calabria dove ci sono stati gli ebrei e dei medici ebrei in calabria come anche altri vostri scritti sugli ebrei in calabria. Grazie
Le faccio sapere!